2025: ANNO DA NON SPRECARE

 

 

(20) “Credo nella Chiesa"

 

 

 

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   Il “cantiere Anno Santo”, nel quale siamo coinvolti, necessita anzitutto di impegno dei singoli, di collaborazione guidata autorevolmente e di  continua assistenza di Chi ha progettato e finanzia  l’opera: “Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,17).  

   Congedandosi da noi, prima di ritornare al Padre, Gesù manda, a “salvare il mondo”, gli apostoli e i seguaci, non senza averli prima affidati alla premura e custodia autorevole di Pietro, esplicitamente scelto: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18 e sgg), e confermato dopo la triplice domanda e affermativa risposta: “Simone figlio di Giovanni mi ami? …Signore tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene …. Pasci le mie pecore” (Gv21,15-19). (ivi).

   Tornando all’ immagine di “Anno santo cantiere per la riqualificazione della società” riconosciamo  la Chiesa affidabile appaltatrice dei lavori. La Chiesa con la pluralità e originalità dei carismi dei suoi componenti; la Chiesa spoglia di privilegi e desiderosa non di emergere ma di servire; la Chiesa non impedita dalle pareti delle chiese; la Chiesa la quale, come Gesù, continui ad abitare fra le case e nelle case. Una Chiesa nella quale ciascuno si ritrovi a proprio agio come figlio e fratello, pur nel convinto rispetto ed ossequio verso quanti sono stati scelti a ricoprire il servizio di “pastore e guida”.

   Abbiano fine dunque - anche fra i cattolici inquinati da residui di culto ambiguo della personalità o della tradizione - i giudizi, le valutazioni,  la nostalgia del vissuto o la smania del futuro,  i bilanci, le aspettative con cui le fonti della comunicazione rimbombante ed anche sotterranea,  attualmente alimentano confronti  incompetenti, prematuri e quindi irrispettosi e ingiusti  

    La preoccupazione della “Chiesa popolo di Dio” non è tanto quella di far approvare da Dio la elezione dei “dirigente” quanto quella di ricercare, accettare e sancire la preferenza e la scelta di Dio: “Il Signore replicò a Samuele: <Non guardare al suo aspetto né alla sua statura… perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza ma il Signore vede il cuore>” (1 Sam 16, 7).

  Non si vuol dire con ciò che non contino virtù, doti e caratteristiche personali e caratteriali ma semplicemente che le emozioni devono, all’occorrenza, fare spazio alle motivazioni per cui si guarda al papa quale custode e garante del Vangelo, segno affidabile di riferimento per i cristiani e non solo per essi. S Paolo VI, papa nel travagliato periodo 1963 – 1978, confidava: “dicono che il papa vuole andarsene… il papa resterà al suo posto a dire ciò che deve dire, con gioia”.   Non favoriamo dunque occulte ed interessate interferenze e pressioni, né compromettenti alleanze. La storia insegna: basti ricordare il soggiorno dei papi ad Avignone, sotto la “tutela francese” (1309-1378) che produsse anche la elezione di un antipapa nel 1417.

   Nello stemma del nuovo papa Leone XIV spicca il motto  “in Illo uno unum” traducibile con: “in lui (Cristo) siamo uno”. Vale a dire: “Se viviamo uniti a Cristo che ci ha accolti in sé, siamo in comunione anche fra di noi!”. Una meta da evidenziare nelle singole pagine dell’agenda che programma ogni nostra giornata!

Maggio 2025  foglio n.20

a cura di “ p.angelo@oadnet.org”

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 03-06-25