Credo che tutti siamo
convinti della necessità e della urgenza di crescere nella fede: ci
dispiace che al giorno d’oggi la fede influenzi debolmente anche
l’agire di quanti hanno radici cristiane, e di come venga ignorata,
scartata o addirittura combattuta in nome di un progresso che insegue il
progresso fidando unicamente nella scienza, nella tecnica, nel potere,
nel possedere. Il posto riservato a Dio, rivelato da Gesù e trasmesso
dal Vangelo, si limita, anche fra alcuni cristiani al riconoscimento di
Gesù, personaggio del passato che merita riconoscenza ed ammirazione.
Atteggiamento, come faceva notare, in uno dei suoi primi interventi
pubblici, Leone XIV, più vicino all’ateismo che alla fede. Ben altra è
la fede che Gesù consegna a Pietro, agli apostoli, a ciascuno di noi
quale dono da conservare, da testimoniare e da trasmettere a tutti!
Abbiamo già ricordato:
“Occorre essere in grado – in termini comprensibili e capaci di
agganciare la esperienza umana di chi ci interroga – di illustrare la
propria fede, i suoi contenuti dottrinali e l’esperienza di vita che
essi comportano. Non basta vivere, bisogna saper dire ciò che si vive”.
(Documenti CEI)
Le celebrazioni
liturgiche sono una ordinaria ed efficace scuola di fede basti, pensare
al grande cero pasquale, il quale ricorda le parole di Gesù: “Io sono la
luce del mondo” ( ) e che, onorato con l’incenso, viene messo in
evidenza a partire dalla festa di Pasqua. Sempre il cero pasquale, poi,
domina accanto alla bara dei defunti a ricordare che la morte non è un
salto nel buio, ma un cammino iniziato e percorso illuminati dalla luce
della fede. Una piccola candela, accesa con la fiamma del “solenne
Cero”, viene consegnata ai genitori ed ai padrini dei nuovi battezzati
con la raccomandazione di alimentarne e trasmetterne la fiamma.
Si cresce nella fede
anche valorizzando il ruolo di “padrini e madrine” in occasione
di battesimi e cresime. Essi, come indica il nome sono deputati ad
accompagnare i “figliocci” nel cammino della fede tracciato da
Cristo. Purtroppo la constatazione che, spesso, genitori ed interessati
affidano od accettano l’impegno con motivazioni tutt’altro che
religiose ha costretto i vescovi responsabili ad accantonare la lodevole
ed antica consuetudine. Al contrario, in alcune comunità parrocchiali il
ruolo continua ad essere svolto da chi ha curato la educazione
catechistica.
Da non dimenticare che,
come in ogni ambito sociale, la responsabilità e conseguente diritto
sono dei genitori chiamati a confermare l’opera dei formatori specifici.
I riti, e i sacramenti
dei quali parleremo diffusamente, nutrono la fede ma non dimentichiamo,
né sottovalutiamo, che la fede passa attraverso la parola e cresce con
l’ascolto. La conferma l’abbiamo nei vangeli che presentano Gesù
instancabile ed autorevole predicatore che guida alla conoscenza e
comunione con Dio. Gli apostoli hanno inteso così la missione loro
affidata: “ Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio
per servire alle mense (…) Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera ed
al servizio della Parola” (At 6, 2…4). Scrive S. Paolo: “Come
crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come ne
sentiranno parlare se qualcuno non lo annunci? (…) Dunque la fede viene
dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rm 10, 12…17).
”Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi
seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e
nessuno le strapperà dalla mia mano>” (Gv 10, 27).
Ascoltare la “sua voce”,
non solo sentirla; testimoniare la sua voce, non solo ripeterla;
nutrirsi della sua parola, non solo approvarla! Come sarebbe bello se
nelle nostre case, fra i tanti oggetti e ricordi cari esposti,
trovasse un posto il libro della Parola, la Bibbia!
Maggio 2025 foglio n.18 – se ritieni opportuno diffondilo
a
cura di “ p.angelo@oadnet.org”