2025: ANNO DA NON SPRECARE

 

 

(18) “Ancora sulla Fede"

 

 

 

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Credo che tutti siamo convinti della necessità e della urgenza di crescere nella fede: ci dispiace che al giorno d’oggi la fede influenzi debolmente anche  l’agire di quanti  hanno radici cristiane, e di come venga ignorata, scartata o addirittura combattuta in nome di un progresso che insegue il progresso fidando unicamente nella scienza, nella tecnica, nel potere, nel possedere. Il posto riservato a Dio, rivelato da Gesù e trasmesso dal Vangelo, si limita, anche fra alcuni  cristiani al riconoscimento di Gesù, personaggio del passato che merita riconoscenza ed ammirazione. Atteggiamento, come faceva notare, in uno dei suoi primi interventi pubblici, Leone XIV, più vicino all’ateismo che alla fede. Ben altra è la fede che Gesù consegna a Pietro, agli apostoli, a ciascuno di noi quale dono da conservare, da testimoniare e da trasmettere a tutti!

Abbiamo già ricordato: “Occorre essere in grado – in termini comprensibili e capaci di agganciare la esperienza umana di chi ci interroga – di illustrare la propria fede, i suoi contenuti dottrinali e l’esperienza di vita che essi comportano. Non basta vivere, bisogna saper dire ciò che si vive”. (Documenti CEI)

Le celebrazioni liturgiche sono una ordinaria ed efficace scuola di fede basti, pensare al grande cero pasquale, il quale ricorda le parole di Gesù: “Io sono la luce del mondo” (   ) e che, onorato con l’incenso, viene messo in evidenza a partire dalla festa di Pasqua. Sempre il cero pasquale, poi, domina accanto alla bara dei defunti a ricordare che la morte non è un salto nel buio, ma un cammino iniziato e percorso illuminati dalla luce della fede. Una piccola candela, accesa con la fiamma del “solenne Cero”, viene consegnata ai genitori ed ai padrini dei nuovi battezzati con la raccomandazione di alimentarne e  trasmetterne la fiamma.

Si cresce nella fede anche valorizzando il ruolo di “padrini e madrine” in occasione di battesimi e cresime. Essi, come indica il nome sono deputati ad accompagnare i “figliocci” nel cammino della fede tracciato da Cristo. Purtroppo la constatazione che, spesso, genitori ed interessati affidano od accettano l’impegno  con motivazioni tutt’altro che religiose ha costretto i vescovi responsabili ad accantonare la lodevole ed antica consuetudine. Al contrario, in alcune comunità parrocchiali il ruolo continua ad essere svolto da chi ha curato la educazione catechistica.

Da non dimenticare che, come in ogni ambito sociale, la responsabilità e conseguente diritto sono dei genitori chiamati a confermare l’opera dei formatori specifici.

I riti, e i sacramenti dei quali parleremo diffusamente, nutrono la fede ma non dimentichiamo, né  sottovalutiamo, che la fede passa attraverso la parola e cresce con l’ascolto. La conferma l’abbiamo nei vangeli che presentano Gesù instancabile ed autorevole predicatore che guida alla conoscenza e comunione con Dio. Gli apostoli hanno inteso così la missione loro affidata:  “ Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense (…) Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera ed al servizio della Parola” (At 6, 2…4). Scrive S. Paolo: “Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare se qualcuno non lo annunci? (…) Dunque la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rm 10, 12…17).  ”Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano>” (Gv 10, 27).

Ascoltare la “sua voce”, non solo sentirla; testimoniare la sua voce, non solo ripeterla; nutrirsi della sua parola, non solo approvarla! Come sarebbe bello se nelle nostre case, fra i tanti oggetti e ricordi cari esposti, trovasse un posto il libro della Parola, la Bibbia! 

Maggio 2025  foglio n.18 – se ritieni opportuno diffondilo

a cura di “ p.angelo@oadnet.org”

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 19-05-25