2025: ANNO DA NON SPRECARE

 

 

(02) “Pellegrini della speranza”

 

 

 

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E’ vero che chi si nutre di speranze illusorie rischia di trovarsi a mani vuote; ma è altrettanto vero che  la vita senza speranza diventa insopportabile, invivibile!

La speranza è il desidero, l’attesa, la ricerca di un bene raggiungibile ma non ancora posseduto.

Abbiamo bisogno, necessità di speranza? Si direbbe proprio di sì!

 L’anno santo il quale, come già ricordato, è un cantiere aperto per risanare il mondo e renderlo, come al suo inizio, un paradiso terrestre ci ricorda che possiamo e dobbiamo accumulare speranza. Una speranza la quale, lo abbiamo imparato dal catechismo, è una virtù o buona abitudine che nasce e cresce nel giardino di Dio.

Il programma, il metodo del lavoro richiesto è ben sintetizzato dal motto: “Pellegrini della speranza!”.

I pellegrini non sono semplici viandanti senza meta, bensì gente che si mette in cammino con l’intento di approdare ad una meta ben precisa, raggiungibile, sovente, con un itinerario in salita e faticoso, ma esaltante.

Le stazioni di servizio, alle quali attingere e rifornirsi lungo il cammino, si chiamano: conoscenza-frequentazione;  fede-fiducia;  comunicazione-comunione. In una parola: amore.

Benedetto XVI, il trenta novembre 2007, ha pubblicato una enciclica - la quale merita una rilettura - dal titolo: “salvati dalla speranza” -Spe salvi - (cfr Rm 8,24) nella quale si ricorda la affermazione di S. Paolo nella lettera agli Efesini: “è senza speranza chi è senza Dio” (cfr Ef 2,12).

In altre parole: la speranza è diversa dall’ottimismo, influenzato anche da fattori ambientali e caratteriali; la speranza è sostenuta dalla certezza dell’amore di Dio; Dio che non delude mai coloro che sperano in lui. Il pessimismo e la disperazione sono quindi una sottile forma di ateismo perché escludono il coinvolgimento di Dio nel nostro vissuto.

Sempre lo stesso Benedetto XVI – ricordando il IV anniversario della morte del papa S .Giovanni Paolo II – diceva: “Gesù non vuole che i suoi discepoli recitino una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi siano speranza, e possono esserlo soltanto se restano in Lui”.

 E ancora: “il presente, anche il presente faticoso può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” ( cfr Spe salvi 1).

Trovare la speranza è dunque trovare Dio: trovare Dio è trovare aperta la porta d’ingresso nel suo cuore.

 

 

 

Gennaio 2025 – Foglio periodico a  cura di “p.angelo@oadnet.org”

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 16-04-25