Sul “Camminare assieme” abbiamo
riflettuto nel precedente incontro nell’ intento di sconfiggere
solitudini, scoraggiamenti, limiti, insufficienze, rivalità; e di
alimentare accoglienza, rispetto, collaborazione, pace. Ogni “insieme”,
- ne siamo convinti - richiede, indicazioni, suggerimenti, direttive,
ecc…, e qualche fedele ed affidabile custode ed interprete. Fedeltà e
affidabilità presenti in Gesù che afferma, a ragione: “Io
sono la via, la verità, la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo
di me” (Gv 14,6).
La morte recente di Papa Francesco,
stimato ed amato dai cattolici e non solo, ci offre motivi di
riflessione sulla figura e sulla missione del papa all’interno della
Chiesa che è popolo, gregge, comunità, scelta, guidata e sostenuta da
Dio. Non ovile che offre sicurezza, né ghetto che genera chiusura,
egoismo, grettezza, rifiuto. Gesù, che si presenta come pastore
affidabile, promette di portare “fuori” il gregge, di ricercare le
pecore smarrite, di adempiere la volontà di Dio il quale vuole che
“ non perda nessuno di quanti
mi ha affidati” (Gv 17,12).
Congedandosi, poi, dai suoi, Gesù ripete
loro: “Andate dunque e fate
discepoli tutti i popoli….insegnando loro a osservare tutto ciò che vi
ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo” (Mt28,30). E, rivolto
direttamente a Pietro il quale aveva dichiarato di credere in Lui: “Tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa … a te darò le
chiavi del regno dei cieli…
“(Mt 16, 18 sgg). Infine: Gesù “disse
(a Pietro) per la terza volta: Simone figlio di Giovanni mi vuoi bene? …”;
e alla decisa risposta di Pietro gli ripete: “Pasci
le mie pecore” (cfr Gv 21,15
sgg). Così vediamo Pietro alla guida della prima comunità cristiana di
Gerusalemme (cfr Atti degli Apostoli). L’intera storia della Chiesa
testimonia, poi, come tale autorevolezza del vescovo di Roma, successore
di S. Pietro, sia sempre stata riconosciuta nonostante le difficoltà
sorte, in varie regioni, per motivi e religiosi e politici. Perdurano
però scissioni, neppure oggi completamente risanate, con le Chiese
orientali (Ortodossi 1054); con i Protestanti (Lutero 1483-1546: in
Germania e Svizzera sec XVI) :); con gli Anglicani (Enrico VIII
1491-1547: in Inghilterra sec. XVI).
Nonostante l’operato criticabile di
alcuni papi la Chiesa cattolica non ha tradito, anche se a volte quasi
dimenticato, il messaggio evangelico, e dobbiamo ringraziare che oggi –
e non solo oggi – i vescovi di Roma hanno meritato e meritano fiducia e
gratitudine. Fiducia e gratitudine per il coraggioso impegno e sdervizio
di custodire e testimoniare il Vangelo.
Purtroppo c’è il rischio, anche per i
cattolici, di limitare l’apprezzamento per l’operato di un papa più per
i personali comportamenti in sintonia con i segni dei tempi e resi
spontanei da doti naturali e dalla formazione avuta. Si dimentica così
che la fede, e l’affidamento che ne consegue, nascono e si nutrono e di
motivazioni (ragione e cuore) e di emozioni (mani e piedi, segni ed
opere). Motivazioni ed emozioni che solo insieme, in sinergia: generano
assenso e condivisione.
E’ limitativo definire papa Francesco un
papa fedele al Concilio Vaticano II ma anticlericale (energico
riformatore?)!
Il servizio di papa Francesco alla Chiesa, e conseguentemente ai
cattolici, ai cristiani e agli abitanti della terra è stato il ricordare
con insistente determinazione che il vangelo, salvezza operata da
Cristo, è proprio per tutti: anche per gli abitanti delle più remote,
segregate e scomode periferie. Le periferie non offrono turismo o
vacanze ma la possibilità di rendere fecondi terreni ritenuti sterili ed
inospitali. In periferia, quali “pellegrini e testimoni di speranza”. Ne
vale la pena!
aprile 2025 – a cura di “p.angelo@oadnet.org”